Ischia: la vendemmia di Bajola



A Ischia la viticoltura è da sempre perfettamente integrata nel paesaggio, ma si può fare di più: la viticoltura può diventare cura del paesaggio e volano per un tipo di turismo diverso, attento e rispettoso. Partendo da questa idea, Francesco Iacono ha deciso di dare vita a un vino capace di esprimere ogni anno sia l’isola che il carattere della stagione.
La bellezza dell'uva di Bajola a Ischia

Il Bajola prende il nome dalla zona dell’isola in cui si trova il vigneto: 7000 mq di terrazze nel lato ovest dell’isola con l’Epomeo da un lato e il mare dall’altro. Ischia ci mette terreno vulcanico e aria salmastra, Francesco ha scelto vitigni internazionali –vermentino, viognier, incrocio Manzoni, malvasia delle Lipari e sauvignon blanc- nel tentativo di rispettare e, allo stesso tempo, esaltare la vocazione del territorio. 


Sono arrivata a Baiola grazie a Natale Sessa, un suo giovane e appassionato collaboratore di cui sono amica fin da piccola, lì ho incontrato Alice, la figlia di Francesco da cui prende il nome la vigna, e i loro collaboratori. Sono rimasta a chiacchierare con loro durante la vendemmia, così, attraverso i loro occhi, ho conosciuto Francesco e il suo sogno. In Alice ho visto una donna giovane ma caparbia, che non ha paura della fatica e che crede nella strada indicata dal padre. 

A Baiola ho toccato con mano cosa significa fare un vino biodinamico, ho masticato i vinaccioli per imparare che quando l’uva è matura i suoi semi sono lignificati e scuri, croccanti in bocca, tostati ma non astringenti. Sono rimasta incantata da grappoli di uva profumatissima e surmatura che servono a dare al vino una gradazione alcolica tale da non necessitare conservanti. Guardando quelle cassette piene d’uva, mi è sembrato che ogni acino fosse un elogio della bellezza dell’imperfezione. 

Bajola significa biodinamico, ma anche vino in vigna: l’uva appena raccolta viene diraspata e poi messa a macerare in grosse vasche in cemento che si trovano proprio al centro del vigneto. Le vasche sono state ricavate da una vecchia cisterna, ma richiamano l'antica usanza dei palmenti nel vigneto di cui era disseminata l’isola d'Ischia.
L'uva appena raccolta a Bajola

Non ho mai incontrato Francesco Iacono, eppure -grazie ai suoi collaboratori- mi sembra di conoscerlo. La vigna di Alice esprime il suo desiderio di piantare un seme, di lasciare qualcosa che sia più di un terreno o una casa vinicola, un'eredità tanto intangibile quanto preziosa.
In un solo sorso di Bajola le tradizioni dell’isola si fondono con la ricerca di metodologie nuove ed innovative, ogni bottiglia diventa così un racconto del territorio e dell’annata, che regala un sorriso a chi come me ama questo scoglio in mezzo al Tirreno.

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